Illegale Behandlung und Beseitigung von Abfällen
Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)
Le famiglie devono poter smaltire tali rifiuti in impianti di raccolta con la necessaria disponibilità e accessibilità (articolo 5, paragrafo 2). Essi sono informati dei loro obblighi di consentire la raccolta separata dei RAEE mediante il seguente logo che deve essere apposto su tutte le AEE (articolo 14 e allegato IX):
Gli Stati membri devono inoltre provvedere affinché "tutti i RAEE raccolti separatamente vengano sottoposti a un trattamento adeguato" (articolo 8, paragrafo 1), che comprenda almeno la rimozione di tutti i fluidi, il "trattamento selettivo" che consiste nella rimozione da tali componenti RAEE raccolti separatamente, compresi PCB, batterie, circuiti stampati, cartucce di toner, CFC, cavi, ecc.
Per quanto riguarda i RAEE provenienti dai nuclei domestici, i produttori provvedono al finanziamento della raccolta, del trattamento, del recupero e dello smaltimento ecologicamente corretto di tali rifiuti, a condizione che siano stati depositati in appositi centri di raccolta, siano essi comunali o istituiti dai produttori. Per tali prodotti immessi sul mercato dopo il 13 agosto 2005, ogni produttore è responsabile del finanziamento di tale operazione. Un produttore può farlo individualmente o aderendo ad un regime collettivo, fermo restando che, in entrambi i casi, al momento dell'immissione sul mercato di un prodotto, il produttore deve fornire una garanzia che dimostri che la gestione di tale prodotto a fine vita sarà finanziata al momento opportuno (articolo 12, paragrafo 3). I costi dei RAEE provenienti da prodotti immessi sul mercato entro il 13 agosto 2005 - noti come "rifiuti storici"- sono sostenuti da uno o più sistemi di gestione, ai quali tutti i produttori esistenti sul mercato contribuiscono, "ad esempio in proporzione della rispettiva quota di mercato per tipo di apparecchiatura" (Articolo 12, paragrafo 4). Preme segnalare come dall’applicazione di tale disposizione possano derivare problemi di competitività nel mercato. Ogni volta che le AEE sono trasferite per l'immissione sul mercato al di fuori del territorio dello Stato membro in cui sono state introdotte per la prima volta, il produttore viene rimborsato per i contributi che diventano superflui (articolo 12, paragrafo 5).
Per quanto riguarda i RAEE provenienti da utenti diversi dai nuclei domestici, anche il produttore è in linea di principio responsabile dei costi, ma anche in questo caso, con alcune sfumature per i "rifiuti storici". Per i rifiuti storici sostituiti da nuovi prodotti equivalenti o da nuovi prodotti che svolgono la stessa funzione, il finanziamento è assicurato dai produttori di questi nuovi prodotti, anche se gli Stati membri possono prevedere che gli utenti contribuiscano a tale finanziamento. Nel caso di altri rifiuti storici, il finanziamento è assicurato dagli utenti, a meno che non vi sia un accordo contrario tra il produttore e l'utente (articolo 13).
Infine, in considerazione degli importanti problemi causati dai free-riders, i costi delle analisi e delle ispezioni appropriate delle AEE usate sospettate di essere RAEE, "possono essere addebitati" ai produttori, ai terzi che agiscono a loro nome o ad altre persone che organizzano la spedizione di AEE usate sospettate di essere RAEE (articolo 23, paragrafo 3).
Nell'ultimo decennio, i problemi relativi ai RAEE si sono costantemente aggravati. I RAEE sono considerati rifiuti pericolosi, e pertanto ne è vietata l'esportazione in paesi non appartenenti all'OCSE per il trattamento e/o recupero. Uno studio condotto per l'Interpol Pollution Crime Working Group (Interpol, 2009) ha identificato l'enorme potenziale per le reti informali di criminali di trarre profitto dall'esportazione illegale di rifiuti elettrici verso i Paesi in via di sviluppo. Inoltre, già in uno studio dell'IMPEL sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti elettronici del 2009, i RAEE sono stati caratterizzati come "bombe ad orologeria tossiche" che causano enormi problemi di riciclaggio e smaltimento, mentre alcuni anni dopo un rapporto dell'AEA suggerisce che quantità significative di RAEE non vengono raccolte e trattate secondo gli standard dell'UE (AEA, 2012b). Al contrario, infatti, essi vengono esportati in paesi non appartenenti all'OCSE come beni di seconda mano. Il rapporto suggerisce che il 28% delle imprese (raccoglitori ed esportatori) sta esportando RAEE illegalmente.