EU WATER LEGISLATION & JUGDES

SCHMUCKBILD + LOGO

INHALT

BREADCRUMB

A-Legislazione europea in materia di acque e Corte di giustizia dell'UE: un contributo fondamentale

 

Dal 1981, la quasi totalità delle controversie nel campo della legislazione comunitaria in materia di acque è derivata dall'avvio da parte della Commissione europea di procedure di infrazione contro gli Stati membri dinanzi alla Corte di giustizia Click here for more information!. Le tre principali direttive europee in materia di acque sono attualmente le più interessate dai procedimenti dinanzi alla CGUE Click here for more information!. Dalla scadenza del termine di recepimento (dicembre 2003), la voluminosa e complessa direttiva quadro sulle acque è già stata oggetto di 24 sentenze della Corte di giustizia. Anche le direttive 91/676/CEE e 91/271/CEE sono oggetto di un importante contenzioso davanti alla Corte, che evidenzia le principali difficoltà (anche finanziarie) di attuazione negli Stati membri. La grande maggioranza degli Stati membri è interessata da queste procedure, anche se ci sono notevoli disparità Click here for more information!.
Questi ritardi nell'effettiva attuazione degli obblighi ambientali mettono seriamente a rischio le possibilità di raggiungere gli ambiziosi obiettivi della direttiva quadro sulle acque nel tempo a disposizione. Questo è probabilmente anche uno dei motivi per cui la Corte, in 8 occasioni, ha imposto sanzioni pecuniarie agli Stati membri (Grecia Click here for more information!, Italia Click here for more information!, Spagna Click here for more information!, Belgio Click here for more information! e Lussemburgo Click here for more information!) per non aver dato esecuzione a una prima sentenza di infrazione. Non sorprende che la legislazione interessata sia la direttiva sulle acque reflue urbane (6 sentenze), la direttiva sui nitrati provenienti da fonti agricole (1) ma anche la direttiva sulle acque di balneazione (1). La minaccia di sanzioni pecuniarie può avere un effetto dissuasivo su alcuni Stati, come nel caso della Francia che è stata minacciata da un nuovo ricorso alla CGUE da parte della Commissione in merito all'esecuzione di una sentenza della CGUE relativa alla mancata conformità alla Direttiva 75/440/CEE (qualità delle acque superficiali destinate all'acqua potabile) in Bretagna Click here for more information!.

Nel 2021, un caso portato dalla Repubblica Ceca contro la Repubblica di Polonia davanti alla Corte è, per molti versi, molto emblematico. Un ricorso di uno Stato membro contro un altro Stato membro dinanzi alla Corte Click here for more information! è estremamente raro Click here for more information!; e in questo caso C-121/21 R Click here for more information!, la Repubblica Ceca chiede alla Corte di ordinare alla Repubblica di Polonia di interrompere immediatamente le attività di estrazione della lignite nella miniera di Turow, che si trova vicino ai confini del suo territorio. La Repubblica ceca ritiene che la Repubblica di Polonia sia venuta meno agli obblighi che le incombono, in particolare ai sensi della direttiva 2011/92/UE (valutazione dell'impatto ambientale VIA) e dell'articolo 4, paragrafo 1, lettere a) e b), della direttiva quadro sulle acque, "non avendo incluso nella decisione di VIA un'eventuale procedura da seguire nel caso in cui non vengano concesse deroghe per i corpi idrici ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 5, di tale direttiva". La Repubblica Ceca sostiene che la prosecuzione delle attività estrattive avrà "l'effetto di abbassare significativamente il livello delle acque sotterranee" nel suo territorio vicino al confine e "di conseguenza minaccerà l'alimentazione di circa 10.000 persone (...) e provocherà un abbassamento del terreno che potrebbe causare danni agli edifici". La Repubblica Ceca sottolinea inoltre che "il proseguimento delle attività estrattive peggiorerà anche la situazione idrologica della sorgente di Uhekna".
A questo proposito, la Corte riconosce che "il danno legato all'abbassamento del livello delle acque sotterranee e il danno relativo alla minaccia per l'approvvigionamento di acqua potabile delle popolazioni che dipendono dai corpi idrici in questione possono costituire un danno grave e irreparabile per l'ambiente e la salute umana". La Corte ritiene inoltre che "da tali documenti emerge chiaramente che tali attività comportano un flusso ininterrotto di un volume considerevole di acqua dal territorio ceco a quello polacco, causando un indubbio deterioramento del livello delle acque sotterranee nel territorio ceco che potrebbe minacciare l'approvvigionamento di acqua potabile delle popolazioni che dipendono dai corpi idrici interessati". Inoltre, la Corte sottolinea che "i danni all'ambiente e alla salute umana sono generalmente irreversibili poiché, il più delle volte, i danni a tali interessi non possono, per loro natura, essere eliminati retroattivamente (...) e si deve tenere conto del principio di precauzione". Pertanto, la Corte conclude che la condizione relativa all'urgenza è soddisfatta. Infine, per quanto riguarda la ponderazione degli interessi, la Corte ritiene che i danni socio-economici lamentati dalla Repubblica di Polonia, legati alla perdita di posti di lavoro per i lavoratori, costituiscano danni "che sono essenzialmente di natura pecuniaria e non possono, salvo circostanze eccezionali, essere considerati irreparabili". Di conseguenza, la Corte conclude che la Repubblica di Polonia "deve cessare, immediatamente e in attesa della pronuncia della sentenza che chiude il procedimento" Click here for more information!.
Tuttavia, la Repubblica di Polonia ha deciso di non conformarsi all'ordinanza del vicepresidente della CGUE del 21/5/2021. La Repubblica Ceca ha quindi adito la Corte chiedendo il pagamento di una penalità periodica di 5.000.000 di euro al bilancio dell'UE per il mancato adempimento degli obblighi previsti dall'ordinanza del vicepresidente della Corte. Nel settembre 2021, la Corte accoglie la richiesta della Repubblica Ceca e ordina alla Repubblica di Polonia "di pagare una penalità di 500.000 euro al giorno, a partire dalla data di notifica della presente ordinanza alla Repubblica di Polonia fino a quando tale Stato membro non si conformerà all'ordinanza del vicepresidente della Corte" Click here for more information! del 21/5/2021
In definitiva, la Repubblica ceca ha rinunciato ad ogni pretesa a seguito di un accordo amichevole con la Repubblica di Polonia sulla soluzione della controversia e la causa C-121/21 è cancellata dal ruolo della Corte il 4/2/2022 Click here for more information!, un giorno dopo la pubblicazione delle conclusioni dell'avvocato generale Click here for more information!.